Abbassare lo sguardo è un gesto spontaneo che, tuttavia, racchiude diversi significati: la verità su un riflesso alquanto comune.
Quante volte ci è successo nella vita di parlare con qualcuno, magari di incrociarlo da lontano e accorgerci che quella persona abbassa lo sguardo in maniera molto riflessiva? Probabilmente tante. E sebbene sia un gesto di per sé normale, ci ha lasciato comunque perplessi. Perché sì, ci sono gesti che ci rimangono impressi più di mille parole, ma è proprio questo il magico mondo del linguaggio del corpo.
Eppure, anche se ci colpiscono meno, la stessa cosa la facciamo anche noi. Solo che, quando è un gesto che attiviamo e non riceviamo, poche volte ci fermiamo a ragionarci su. La verità? Nel profondo sappiamo perché l’abbiamo fatto, ma non ci rendiamo nemmeno conto di averlo mostrato.
Ed è su questo concetto che dovremmo riflettere: a volte lo facciamo per timidezza, perché stiamo mentendo o perché l’argomento ci tocca da dentro. E da esterni? Come possiamo capire cosa e quando lo fa l’altro? A darci queste risposte è proprio la psicologia.
Abbassare lo sguardo non è mai un gesto neutro: e fin qui ci siamo arrivati. Ci sembra banale, ma parla di emozioni che spesso non sappiamo nemmeno esprimere. La psicologia lo definisce gaze aversion: una reazione che il cervello attiva in molte situazioni.
Il primo significato, beh, è sicuramente la timidezza. Quando siamo davanti a chi ci mette a disagio o ci attrae, il contatto visivo diventa troppo intenso. Allora lo abbassiamo. Uno studio a New York (Schneier et al., 2011) conferma che chi soffre di ansia sociale tende a evitarlo. Ma, c’è un ma. Non sempre è così.
C’è anche la vergogna. Da bambini abbassiamo gli occhi dopo un rimprovero; da adulti accade uguale: quando ci sentiamo giudicati, lo sguardo va giù. Anche la concentrazione c’entra. Glenberg e colleghi (1998) hanno dimostrato che distogliere lo sguardo libera risorse mentali: un modo per pensare meglio e trovare la parola giusta.
Dunque no, non è sempre insicurezza. A volte è anche un eccesso di emozione: in amore lo sguardo diretto è così intenso che distoglierlo diventa un riflesso per proteggersi. Può essere anche empatia: chi ascolta una storia dolorosa abbassa gli occhi per rispetto. D’altro canto, diversi studi (Kleinke, 1986) mostrano che questo gesto viene percepito come insincerità. Ma, nella maggior parte dei casi, non è menzogna come sembra, ma meno bisogno di protezione.
E che dire in tutto ciò: alla fine, lo sguardo basso è come una frase a metà. Sembra che tolga, invece aggiunge: timidezza, attrazione, rispetto, vergogna, concentrazione. E racconta molto più di quanto immaginiamo. Basta solo riuscire a contestualizzarlo nel modo corretto senza trarne conclusioni affrettate.
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