Le pastiglie per la lavastoviglie (o lavatrice) vengono preferite da molti per la loro semplicità di utilizzo. Prima di usarle, però, c’è una cosa che dovremmo sapere.
Sono in tanti a preferire le pastiglie monodose per il lavaggio di piatti e posate, come anche dei vestiti, vista la loro comodità e semplicità di utilizzo. Tuttavia, c’è un particolare di cui dovremmo essere a conoscenza prima di inserirle in lavastoviglie o lavatrice.

Le pods non necessitano di appositi dosaggi fatti a mano, risultando più pratiche rispetto al tradizionale detersivo e permettendo di ridurre gli sprechi. Basta inserirne una sola nella lavastoviglie (o lavatrice) e far partire l’elettrodomestico, senza dover aprire l’involucro – che durante il ciclo di lavaggio si scioglie da solo. Ma siamo sicuri che le capsule monouso siano sicure?
Pastiglia della lavastoviglie, a cosa bisogna fare attenzione
In un articolo, il Time si è focalizzato su un argomento degno di attenzione: la plastica che viene utilizzata nelle pods. Negli ultimi anni la sensibilizzazione intorno all’uso di questo materiale, molto difficile da smaltire in quanto non biodegradabile, è aumentata attirando preoccupazioni in merito al suo impatto sull’ambiente e sulla nostra stessa salute.
Sappiamo tutti che la plastica è responsabile dell’inquinamento del suolo, dei mari e dell’aria. Ebbene, quella che viene utilizzata nelle pastiglie monouso presenta delle particolari caratteristiche. Le pods infatti sono costituite dall’alcol polivinilico (PVA), un polimero che garantisce la loro idrorepellenza, così che possano sciogliersi solamente con l’acqua al di sopra di una determinata temperatura.

Il vantaggio del PVA è che, a differenza di altri polimeri plastici derivati dal petrolio, non rilascia frammenti. Di conseguenza, non si formano microplastiche che potrebbero diffondersi nell’ambiente. O, almeno, in teoria. Infatti, come sottolineato dal ricercatore ambientalista Charleston Rolsky, direttore esecutivo e senior research scientist dello Shaw Institute, non è detto che venga sempre scomposto del tutto.
Spesso gli impianti di depurazione, in cui arriva l’acqua che contiene il polimero, non sono progettati per eliminarlo. La presenza di PVA nel mare ne è la conferma. Per il momento, però, le informazioni su questo materiale e le sue possibili conseguenze sull’ambiente sono ancora poche. “È come se la plastica si trasformasse in qualcosa che non sappiamo neppure definire”, ha affermato lo stesso Rolsky.
Ad ogni modo, il PVA dovrebbe essere meno dannoso se confrontato con altri polimeri. Essendo idrosolubile, infatti, tende ad accumularsi in quantità inferiori nel mare e, di conseguenza, negli esseri umani e negli altri organismi viventi. Saranno necessarie altre ricerche per approfondire l’argomento. Da parte nostra, per evitare di danneggiare l’ambiente e la nostra stessa salute, possiamo prestare attenzione alle nostre scelte: le capsule sono certamente più comode, ma si consiglia di preferire i detersivi in polvere o liquidi.