Un’infanzia difficile si può intuire anche solo se si dicono queste frasi: le più tipiche e la spiegazione della psicologia.
La vita, tramite le esperienze, ci lascia costantemente dei segni. Non è un caso però che il periodo maggiormente segnante sia quello dell’infanzia, dove si comincia a scoprire il mondo, a fare i conti con le proprie emozioni e a formare la propria personalità.
Ciò che viviamo da piccoli può lasciarci dei segni piuttosto evidenti anche in età adulta, soprattutto per l’abitudine di vivere inconsciamente determinati schermi diventati a noi familiari in tenere età.
Ti è mai capitato, parlando con amici e conoscenti, di sentire queste frasi? Solitamente, sono tipiche di chi ha avuto un’infanzia difficile e oggi, in età adulta, arriva a riproporre particolari dinamiche nelle situazioni che si trova a vivere.
Come riportato da Psicoadvisor, una tipica frase come “non voglio dare fastidio” può nascondere il bisogno profondo del bambino che, per esssere amato, ha imparato ad essere invisibile. Si ha la concezione che l’amore arriva solamente se si è “bravi”, silenziosi; chi ha vissuto con genitori affettuosi ma imprevedibili, oppure freddi, ha sviluppato una forma di sopravvivenza emotiva.
A livello delle neuroscienze, l’amigdala tende ad essere iperattiva; in questo caso, bisogna imparare a riconoscere il proprio diritto di “occupare spazio” e di esprimersi, chiedendo anche aiuto. Un’altra frase che sentiamo spesso è “non riesco a fidarmi di nessuno”, probabilmente tipica di chi è cresciuto in un ambiente affettivo instabile. Essere diffidenti, in questo caso, significa proteggersi.
Studi di neurobiologia sul relational trauma hanno mostrato la connessione fra ipotalamo, ipofisi esurrene (HPA) si attivi all’idea di intimità, considerandola una minaccia. Per aumentare la fiducia negli altri, si può partire dal sé, riconoscendo il pericolo ma anche il positivo. Dietro alla frase “tanto poi andrà sempre male” si nasconde invece un’infanzia che probabilmente è stata segnata dal promesse non mantenute, adulti incostanti, abbandono precoce.
Insomma, una costante disillusione: si prevede il peggio per non rimanere ancora più delusi. Anche in questo caso, però, si può fare un lavoro che ci porta a migliorarci: lo sforzo è quello separare passato e presente. Terapie come la mindfulness e la terapia focalizzata sul presente possono aiutare a rompere la previsione automatica di qualcosa di negativo. In qualunque circostanza, in ogni caso, non avere paura nel chiedere supporto psicologico!
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